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NON CI FU SEQUESTRO DI PERSONA...

  • avv-umberto-prisco
  • 22 feb 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

AVVOCATO UMBERTO PRISCO

NON CI FU SEQUESTRO DI PERSONA, MA SOLO ESTORSIONE: CINQUE ANNI E SEI MESI ALL’IMPUTATO.

Assolto dall’accusa di sequestro di persona. Massimiliano Pastore è stato condannato a soli cinque anni e sei mesi per il reato di tentata e consumata estorsione. Rischiava una pena da venticinque a trenta anni di carcere, secondo l’iniziale capo di accusa sostenuto dal Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze Squillace Greco, che invece ha derubricato il reato, chiedendo comunque una condanna a dodici anni, e una multa di duemila euro, durante la sua requisitoria finale all’ ultima udienza svoltasi ieri mattina a Lucca di fronte al tribunale collegiale, presieduto dal giudice Maria Letizia Di Grazia, con a latere i magistrati Giuseppe Pizzuti e Silvia Mugnaini. L’imputato si trovava chiuso al carcere di massima sicurezza di Prato dal mese di aprile dello scorso anno, accusato di sequestro di persona per estorsione. Il fatto era accaduto a Viareggio. Massimiliano Pastore, che aveva prestato dei soldi, circa duemila euro, ad un imprenditore viareggino, per farseli restituire aveva invitato a casa il suo debitore, e poi lo aveva chiuso in una stanza. Il sequestrato però era riuscito ad inviare uno sms dal suo cellulare ad un amico poliziotto ed il personale del Commissariato di Viareggio, arrivato sul posto, aveva arrestato l’imputato in flagranza di reato. La difesa di Massimiliano Pastore, napoletano di trentatrè anni e residente a Viareggio, pregiudicato per reati contro il patrimonio, contro la persona e per spaccio di stupefacenti commessi fin dal 1999, e sul quale è tuttora pendente un altro procedimento penale per il reato di usura insieme al fratello e ad una terza persona, era affidata agli avvocati Umberto Prisco e Pier Paolo Santini del Foro di Lucca, che ieri mattina, prima delle rispettive arringhe difensive, hanno ottenuto ex articolo 507 del codice penale che venisse ascoltato come testimone fuori lista anche un conoscente dell’imputato che era presente nella casa durante il presunto sequestro. Basilare per la difesa, che ha ottenuto una sentenza di condanna dimezzata rispetto alle richieste avanzate dall’accusa, è stata però la testimonianza dell’ispettore di polizia intervenuto sul posto dopo il messaggio della parte lesa che chiedeva aiuto, che ha dichiarato, in fase processuale, che il sequestrato, oltre ad avere la disponibilità del telefono mobile, non era stato chiuso in una stanza, e che in nessuna delle porte interne dell’appartamento del Pastore erano presenti chiavi. Condanna a cinque anni e sei mesi contro la quale, appena verranno depositate le motivazioni, i due legali presenteranno ricorso in appello, chiedendo un’ulteriore derubricazione del reato da estorsione ad esercizio arbitrario delle proprie ragioni, con minaccia. Per la modifica della misura cautelare dal carcere agli arresti domiciliari, chiesta ieri, il collegio giudicante si è riservato, e la decisione è rinviata di cinque giorni.

Letizia Tassinari

PUBLISHED IN CRONACA GIUDIZIARIA ON APRILE 2, 2009

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